A pochi giorni dall'avvio dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 abbiamo intervistato anche un altro protagonista italiano, Fabio Betto che come arbitro insieme al Giudice di Linea Claudio Di Mauro, rappresenterà l'Italia del Badminton nella capitale francese.

 

Hai arbitrato partite importanti a livello anche dei Campionati del Mondo, ma sicuramente le Olimpiadi sono diverse. Che emozioni provi in vista di Parigi?

Io sin da piccolo sono stato sempre in fissa per i Giochi Olimpici perché tra le tantissime cose che mi piacciono c’è la geografia, quindi mi incantavo a vedere le bandiere di paesi a me sconosciuti. Crescendo poi ho sempre avuto interesse per sport che venivano seguiti meno di altri, ed ora cerco di seguire praticamente tutti gli sport. Durante i Giochi poi, mi chiudo ermeticamente in casa con cinque o sei schermi tra TV, computer, tablet, commenti sui social, ecc. e non ce n’è per nessuno. Questo per farti capire il livello… Adesso invece, dopo 21 anni di carriera, vedrò le cose dall’interno e sono veramente curioso di vedere le differenze con i nostri altri grandi eventi come i Campionati del mondo, la coppa Thomas & Uber e così via. Per l’emozione c’è ancora tempo: mi prenderà sicuramente prima della prima partita, ma da arbitro la dovrò gestire nella maniera migliore.

 

Quale partita ti piacerebbe arbitrare o meglio quale atleta ti piacerebbe arbitrare?

Fatta la doverosa premessa che un arbitro deve avere lo stesso approccio in campo per ogni giocatore, almeno all’inizio della partita, a me piacciono gli atleti con cui si riesce ad avere un rapporto di “complicità” sin da prima della partita, in fase di preparazione. Una parola scambiata in un certo modo può aiutare tutti a capirsi e ad arrivare alla fine del match nel modo migliore. In questo senso, giocatori come Anthony Ginting, Zheng Si Wei, Chae Yu Jung o Kirsty Gilmour sono un esempio di grandissima preparazione, di cura del dettaglio e di bella personalità sia dentro sia fuori dal campo. Se non fossi un arbitro, probabilmente farei il tifo per loro.

 

C’è certamente il sogno nel cassetto di essere protagonisti in una finale, quale delle cinque discipline ti piacerebbe arbitrare e perché?

Dato il livello della competizione e la sua unicità, davvero non saprei quale scegliere, e penso che ogni arbitro risponderebbe allo stesso modo. Io però se proprio ne dovessi dire una, sceglierei il doppio femminile, un evento che di solito viene un po’ “bistrattato” a causa della durata delle partite e dal fatto che statisticamente è il meno praticato. Invece guardandolo da dentro, cioè dalla sedia dell’arbitro, è molto interessante la dinamica psicologica all’interno delle coppie e tra gli avversari. Inoltre ritengo che, almeno fino al 2022, negli ultimi anni abbiamo avuto un livello di giocatrici di DF tra i più alti di tutti i tempi.

 

Non sarai da solo: ci sarà anche Giovanni Toti a tenere alta la bandiera italiana. So che come ufficiali di gara non potete fare il tifo, ma sono sicuro che guarderai la partita di Giovanni. Come lo vedi nel suo girone? Ci sarà anche la presenza del giudice di linea Claudio Di Mauro: cosa rappresenta anche la folta presenza arbitrale italiana per il movimento degli ufficiali di gara?

In realtà il tifo lo facciamo eccome, solo in maniera più discreta… E ovviamente guarderò Giovanni, che ho incrociato l’ultima volta all’Open USA qualche settimana fa trovandolo bello carico. Certamente la partita contro Shi Yu Qi sembra molto complicata, ma penso che contro Sören Opti ci sia una grande possibilità di centrare la prima vittoria olimpica del badminton italiano. Assieme al bravissimo Claudio Di Mauro avrò la responsabilità di rappresentare tutto il movimento degli Ufficiali di Gara italiani, che stanno facendo grandi passi verso una professionalità sempre più alta, anche con l’innesto di molti giovani. È sempre un piacere trasferire loro l’esperienza di molti anni e prepararli alla carriera internazionale.

 

Foto: BadmintonPhoto

 

 

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